Joseph Paxton, nel 1851, mostrò come la natura e l’architettura potessero fondersi in un’unica esperienza estetica grazie all’opera a cui è rimasta legata la sua fama: il Crystal Palace realizzato per la prima Esposizione Universale di Londra in Hyde Park. Paxton incapsulò nell’edificio un paesaggio fino ad allora solo descritto e immaginato ma mai realmente visto dalla maggioranza degli europei. Un luogo tropicale separato dalla natura inglese da un’architettura fatta di esili montanti in ferro e fragili vetri. Un diaframma sottile che contiene e protegge un paesaggio da un altro.
Questo scrigno eccezionale fu la scenografia ideale per attrarre visitatori per promuovere i prodotti industriali britannici, mostrando l’egemonia tecnologico-commerciale raggiunta da un paese divenuto impero. Paxton giardiniere, botanico ed architetto segue oltre alla progettazione dell’edificio, la selezione e la modalità di esposizione delle numerose piante esotiche sopraggiunte a Londra.
Ad attirare particolarmente la sua attenzione fu la Victoria Amazzonica una ninfea gigante, appena importata dal sud America, con foglie da 3m di diametro e gambi che raggiungono i 7m. L’incontro tra Paxton e la ninfea sarà fatale, la osserva ,la studia, cerca di carpire il segreto della robusta struttura fogliare. Le foglie sono talmente sorprendenti che si collocano tra le attrazioni più attese. All’alba dell’epoca analogica, la necessità di aumentare “l’hype” dell’evento, portò l’architetto a ritrarre sua figlia Annie su una delle gigantesche foglie, dando inconsapevolmente inizio a un modello iconografico che pur variando nel medium rimane tutt’oggi estremamente desiderabile e accattivante.
L’installazione che ha primariamente lo scopo di offrire delle sedute durante l’evento, gioca anche sul desiderio di imitare immagini/esperienze famose offrendosi come scenario inusuale in una piazza normalmente disseminata di arredi standardizzati. Per dimensione e quantità, la percezione dei singoli elementi verrà intuita come un disegno unitario cambiando la quota del punto di vista. Dal sagrato di San Lorenzo infatti le sedute saranno riconoscibili come foglie galleggianti sulla scura.